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EMOLIBRI

Fin da piccola ho sempre amato leggere. Il libro per me rappresenta uno strumento attraverso cui “viaggiare” con la mia mente, vivere in mondi diversi dal mio, sognare. Ci sono alcuni libri che riescono ad emozionarti in modo singolare come se ti lasciassero dentro qualcosa di speciale. Ultimamente leggendo alcuni testi per un premio letterario per ragazzi mi sono imbattuta in alcuni emolibri(libri che emozionano) come li chiamo io.

Sono libri teneri, emozionanti e straordinariamente umani che,nella loro semplicità, arrivano dritti al cuore,per questo ho deciso di condividere i loro titoli sperando che anche per voi rappresentino un “viaggio” speciale.

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Io provengo dal mare . Credo che chiunque sia nato in un posto di mare non possa non averlo nel sangue.

E’ strano, in tanti anni che sono “fuori” da casa mia, non mi ero mai resa conto dell’effetto che questo elemento produce in me ma , quest’anno, a natale, è successo qualcosa.

Era un periodo particolare per me, avevo perso il lavoro ed ero sempre molto triste, mi sentivo come se una parte di me si fosse assopita e poi in un giorno qualunque sono andata con mia madre a comprare gli ultimi regali e l’ho visto: lui era lì , mi stava aspettando.

Era disteso nel suo meraviglioso colore azzurro insolitamente calmo nonstante fosse dicembre;ho sentito istintivamente e per la prima volta il legame che avevo con il mare, con la sua bellezza , ho capito che mi apparteneva come io appartengo a lui.

Da qui l’argomento del mio post di oggi da cui prendo spunto per una riflessione personale:

Estratto dell’articolo:

Da dieci anni, consultando archivi nazionali ed internazionali delle Marine Militari, l’ esploratore e documentarista calabrese Francesco Scavelli, sta ricostruendo la storia, le rotte, e le modalità di affondamento dei relitti custoditi nel mare della Calabria ma non solo.

La sua ricerca lo ha portato ad individuare navi da guerra spagnole, galeoni turchi e persino relitti della seconda guerra mondiale.

“La striscia d’acqua attorno alla Calabria, infatti, negli anni della seconda guerra mondiale si era trasformata in una rotta bellica. Per la precisione due, una verso i Balcani e l’altra verso l’Africa, entrambe passanti per lo stretto di Messina. In quella parte di mare si combatté la battaglia dei convogli che trasportavano spesso i rifornimenti alle truppe combattenti. Si tratta di navi inglesi, francesi, tedesche, italiane, greche e cipriote. Molte vennero colpite e scivolarono lentamente nei fondali. Al punto che una concentrazione così elevata di relitti bellici pare si trovi solo nelle acque che videro la battaglia di Pearl Harbour.”

Nell’intervista che gli è stata fatta il ricercatore parla di una vera e propria “passione” che lo spinge ad inabissarsi nei fondali marini alla ricerca di un qualcosa che ormai è sepellito sotto spugne e coralli.

La passione da questo è partito il mio pensiero.

L’articolo, infatti, oltre ad interessarmi da un punto di vista strettamente culturale mi ha fatto riflettere.

Mi sono resa conto che forse, un pò per pigrizia o un pò per la fretta con cui oggi facciamo tutto, io mi sto “dimenticando” delle mie passioni, di quella energia che mi faceva amare quello che studiavo e che mi faceva sperare un giorno di diventare una grande archeologa .

Ho capito che anche se poi così non è stato, non è giusto dimenticare tutto come avevo dimenticato il mio amore per il mare. ( anche se ormai sono sepelliti sotto spugne e coralli)

a presto

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