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Archive for luglio 2008

Io provengo dal mare . Credo che chiunque sia nato in un posto di mare non possa non averlo nel sangue.

E’ strano, in tanti anni che sono “fuori” da casa mia, non mi ero mai resa conto dell’effetto che questo elemento produce in me ma , quest’anno, a natale, è successo qualcosa.

Era un periodo particolare per me, avevo perso il lavoro ed ero sempre molto triste, mi sentivo come se una parte di me si fosse assopita e poi in un giorno qualunque sono andata con mia madre a comprare gli ultimi regali e l’ho visto: lui era lì , mi stava aspettando.

Era disteso nel suo meraviglioso colore azzurro insolitamente calmo nonstante fosse dicembre;ho sentito istintivamente e per la prima volta il legame che avevo con il mare, con la sua bellezza , ho capito che mi apparteneva come io appartengo a lui.

Da qui l’argomento del mio post di oggi da cui prendo spunto per una riflessione personale:

Estratto dell’articolo:

Da dieci anni, consultando archivi nazionali ed internazionali delle Marine Militari, l’ esploratore e documentarista calabrese Francesco Scavelli, sta ricostruendo la storia, le rotte, e le modalità di affondamento dei relitti custoditi nel mare della Calabria ma non solo.

La sua ricerca lo ha portato ad individuare navi da guerra spagnole, galeoni turchi e persino relitti della seconda guerra mondiale.

“La striscia d’acqua attorno alla Calabria, infatti, negli anni della seconda guerra mondiale si era trasformata in una rotta bellica. Per la precisione due, una verso i Balcani e l’altra verso l’Africa, entrambe passanti per lo stretto di Messina. In quella parte di mare si combatté la battaglia dei convogli che trasportavano spesso i rifornimenti alle truppe combattenti. Si tratta di navi inglesi, francesi, tedesche, italiane, greche e cipriote. Molte vennero colpite e scivolarono lentamente nei fondali. Al punto che una concentrazione così elevata di relitti bellici pare si trovi solo nelle acque che videro la battaglia di Pearl Harbour.”

Nell’intervista che gli è stata fatta il ricercatore parla di una vera e propria “passione” che lo spinge ad inabissarsi nei fondali marini alla ricerca di un qualcosa che ormai è sepellito sotto spugne e coralli.

La passione da questo è partito il mio pensiero.

L’articolo, infatti, oltre ad interessarmi da un punto di vista strettamente culturale mi ha fatto riflettere.

Mi sono resa conto che forse, un pò per pigrizia o un pò per la fretta con cui oggi facciamo tutto, io mi sto “dimenticando” delle mie passioni, di quella energia che mi faceva amare quello che studiavo e che mi faceva sperare un giorno di diventare una grande archeologa .

Ho capito che anche se poi così non è stato, non è giusto dimenticare tutto come avevo dimenticato il mio amore per il mare. ( anche se ormai sono sepelliti sotto spugne e coralli)

a presto

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Eh si… spesso la realtà supera davvero qualsiasi improbabile fantasia. Mentre leggevo varie notizie di vecchia data (2007) su internet, pensavo inizialmente di essermi imbattuta nella pubblicità di qualche nuovo “reality” o nell’idea di qualche non meglio precisato idiota e invece…

La proposta arriva da Gabriele Pauli, aspirante leader della Csu (partito cattolico d’Europa )

La signora, l’anno scorso, aveva ben pensato di proporre l’introduzione del matrimonio a scadenza: Che meraviglia!

Dal momento che l’affaticamento maggiore di una coppia pare arrivi dopo 7 anni (in Germania come in Italia), ecco la soluzione: al settimo anniversario, il matrimonio scade per legge; se i due vogliono rinnovarlo, liberi di farlo, altrimenti è automaticamente dissolto, senza costi e chiacchiere.

Chi se ne frega dell’ ”impegno” preso con se stessi e con il partner, della capacità di capire che amare non significa solo accettare il bello di una persona, ma anche cercare di capirne i lati meno facili.

Ma si ,molliamo tutto alla prima difficoltà, non cerchiamo di risolvere niente, tanto non paghiamo è questo l’importante no? Ridicolizziamo l’istituzione del matrimonio, priviamolo dal suo valore , diamogli una scadenza come al cibo.

Vogliamo insegnare ai nostri figli questo? Il papà e la mamma stanno insieme per 7 anni e poi vedremo se si amano ancora?

Non capisco neanche perché mi meraviglio, in un mondo come il nostro.

E meno male che la signora appartiene al partito cattolico.

Allora vorrei dedicare alla “signora questa poesia di Jacques Prévert e dirle che nessuna legge può stabilire o cancellare il valore di un sentimento unico che si chiama AMORE. figuriamoci dargli una scadenza

Questo amore

Così violento

Così fragile

Così tenero

Così disperato

Questo amore

Bello come il giorno

E cattivo come il tempo

Quando il tempo è cattivo

Questo amore così vero

Questo amore così bello

Così felice

Così gaio

E così beffardo

Tremante di paura come un bambino al buio

E così sicuro di sé

Come un uomo tranquillo nel cuore della notte

Questo amore che impauriva gli altri

Che li faceva parlare

Che li faceva impallidire

Questo amore spiato

Perché noi lo spiavamo

Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

Perché noi l’abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

Questo amore tutto intero

Ancora così vivo

E tutto soleggiato

È tuo

È mio

È stato quel che è stato

Questa cosa sempre nuova

E che non è mai cambiata

Vera come una pianta

Tremante come un uccello

Calda e viva come l’estate

noi possiamo tutti e due

Andare e ritornare

Noi possiamo dimenticare

E quindi riaddormentarci

Risvegliarci soffrire invecchiare

Addormentarci ancora

Sognare la morte

Svegliarci sorridere e ridere

E ringiovanire

Il nostro amore è là

Testardo come un asino

Vivo come il desiderio

Crudele come la memoria

Sciocco come i rimpianti

Tenero come il ricordo

Freddo come il marmo

Bello come il giorno

Fragile come un bambino

Ci guarda sorridendo

E ci parla senza dir nulla

E io tremante l’ascolto

E grido

Grido per te

Grido per me

Ti supplico

Per te per me per tutti coloro che si amano

E che si sono amati

Sì io gli grido

Per te per me e per tutti gli altri

Che non conosco

Fermati là

Là dove sei

Là dove sei stato altre volte

Fermati

Non muoverti

Non andartene

Noi che siamo amati

Noi tu abbiamo dimenticato

Tu non dimenticarci

Non avevamo che te sulla terra

Non lasciarci diventare gelidi

Anche se molto lontano sempre

E non importa dove

Dacci un segno di vita

Molto più tardi ai margini di un bosco

Nella foresta della memoria

Alzati subito

Tendici la mano

E salvaci.

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E crescendo impari che la felicità non é quella delle grandi cose.
Non é quella che si insegue a vent’anni,
quando, come gladiatori si combatte il mondo per
uscirne vittoriosi…

La felicità non é quella che affannosamente si insegue
credendo che l’amore sia tutto o niente…
non é quella delle emozioni forti che fanno il “botto” e
che esplodono fuori con
tuoni spettacolari…

la felicità non é quella di grattacieli da scalare,
di sfide da vincere mettendosi
continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità é fatta di cose piccole
ma preziose…

…e impari che il profumo del caffé al mattino
é un piccolo rituale di felicità,
che bastano le note di una canzone,

le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore,

che bastano gli aromi di una cucina,

la poesia dei pittori della felicità,
che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una
felicità lieve.

E impari che la felicità é fatta di emozioni in punta di piedi,
di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore,
che le stelle ti possono commuovere e il sole far
brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto,
che il profumo della primavera ti sveglia dall’inverno, e
che sederti a leggere all’ombra di un albero rilassa e
libera i pensieri.

E impari che l’amore é fatto di sensazioni delicate,
di piccole scintille allo stomaco,
di presenze vicine anche se lontane,
e impari che il tempo si dilata e che quei 5
minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,


e impari che basta chiudere gli occhi
, accendere i sensi,
sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un
libro o guardare una foto per annullare il tempo e
le distanze ed essere con chi ami.

E impari che sentire una voce al telefono, ricevere
un messaggio inaspettato, sono piccoli attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli
ma preziosi.

E impari che tenere in braccio un bimbo é una deliziosa
felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano
delle persone che ami…
E impari che c’é felicità anche in quella urgenza
di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c’é qualcosa di
amaramente felice anche nella malinconia.

E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c’é nel cuore
un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa
la semplicità.

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Erano giorni che pensavo di “ personalizzare” il mio blog. Avevo scelto il mio tema perché mi piaceva il layout ma non ero soddisfatta dalla immagine nella testata. Era un’immagine triste , autunnale che non rispecchia affatto la mia personalità solare ed energica.

Ho creato questo mio spazio per condividere con gli altri parte di me e non mi sembrava giusto quindi non renderlo simile a chi scrive. Per questo stamattina ho cominciato a “girovagare” per internet alla ricerca di qualcosa che stimolasse il mio intelletto, qualcosa che mi “colpisse” emozionandomi .

Sono fatta così, forse sbaglio, ma vivo di istintività e soprattutto di sensazioni che gli oggetti e le persone mi trasmettono.

Ed ecco all’improvviso apparire di fronte un quadro.

Cose, ricordi, pensieri, sensazioni


E’ stato amore a prima vista ! amo il suo titolo, i suoi colori ma ancora di più amo quello che rappresenta: l’interiorità dell’uomo.

Questo quadro rappresenta per me una sorta di viaggio nel mio inconscio è un collage della mia vita, delle mie cose e dei miei ricordi.

ecco perchè voglio condividerlo con voi! Ringraziando il suo autore il signor Guido Marra per aver creato qualcosa di così bello vi chiedo e voi…

Che ne pensate?

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il rispetto

il pericolo comincia con la mancanza di rispetto. ho sentito questa frase l’altra sera durante un programma televiso e proprio non riesco a togliermela dalla testa.il motivo è semplice:sono impaurita! non so se in un’ epoca come questa ha più senso parlare di rispetto … e allora penso che siamo tutti in pericolo. No, non è la solita generalizzazione , è qualcosa di più. la mia è una riflessione che nasce dall’osservazione di ciò che sta succedendo intorno a noi, dalla cronaca giornaliera ed estenuante di violenza, lesione dei diritti altrui privazione della libertà.

Oggi mi chiedevo: l’uomo, deve arrivare al fondo per poter risalire ? non so se è così ma è incredibile tutte le civiltà, dalle più antiche alle più moderne fanno un percorso di evoluzione che all’improvviso subisce una tragica battuta di arresto per poi cominciare la propria involuzione.

Pensateci , la cività è nata nell’oriente del mondo, lì hanno avuto origine la scrittura , la matematica, i commerci.

Eppure, ad un certo punto, le guerre e le violenze sono divenute tante e tali che proprio quell’area oggi vive momenti di drammatica vita quotidiana.

Anche per noi le cose non sono poi così diverse, ci professiamo portatori di civiltà e democrazia, crediamo spesso in una nostra presunta superiorità intellettuale , guardiamo con sospetto chi è diverso da noi ma poi a ben guardare la nostra vita che piega sta prendendo? Massacra di botte madre novantenne; Lavoratore indiano muore di fatica; Bossi, Inno di Mameli? Mai piaciuto;Giustizia: ‘lodo Alfano’ e’ legge ; SEDIA ELETTRICA AL LUNA PARK DI MILANO; Picchia la figlia per strada, bimba in coma; e tanto altro.

Ma siamo proprio sicuri che noi possiamo ancora parlare di civiltà e rispetto?

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Il MAV

La mia riflessione di oggi parte da una notizia di cronaca : Ad Ercolano è stato inaugurato il 9 luglio il primo Museo Archeologico Virtuale (MAV) d’Italia.

La notizia mi ha subito entusiasmato. Ho lavorato per quasi un anno in un’azienda di informatica applicata ai beni culturali, per cui so bene di cosa si sta parlando. È incredibile osservare gli sguardi stupiti della gente che vede davanti a sé comparire nella sua completezza una vecchia rovina. Improvvisamente sembra quasi che non ci sia più mistero intorno all’antico, niente a che vedere con il momento in cui vediamo turisti un po’ perplessi di fronte a quello che rimane di un vecchio tempio.

In quel caso senti mormorare sotto voce, quasi si avesse paura di compiere un sacrilegio, “ Ah ma è tutto qui? Io mi immaginavo qualcosa di diverso, non so di più chiaro”. Molti, per esempio, vanno a Pompei pensando di trovarsi di fronte la città intera e rimangono delusi quando così non è; Non parliamo poi di siti archeologici peggio conservati. Confesso che è capitato anche a me durante una mia campagna di scavo di rimanere delusa dalle famose “buche di palo” delle capanne dell’età del bronzo che nella mi mente avevo immaginato diverse da quelle che in realtà sono.

Quello che però mi fa riflettere è questo: L’impiego di nuove tecnologie ai beni culturali è sicuramente utilissimo, ma, non rischiamo forse che nella società moderna si perda il gusto dell’antico? Il sapore e l’emozione di camminare laddove in passato ha camminato Giulio Cesare? Ovvero la “gente” sarà in grado di capire che la tecnologia offre un valido contributo all’archeologia ma non può rappresentare un suo sostituto? Non rischiamo forse, che sempre meno persone, si rechino direttamente sul sito e preferiscano invece “giocare” con il virtuale?

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LE BROTAIBIDOLE E IL WEB

Dietro alla complessità di questo nome, a mio modesto parere impronunciabile, si cela in realtà una gran scoperta archeologica di cui le grandi testate nazionali davano notizia ieri.

Pare che nel nord Italia e in tutta l’Europa centro orientale siano state trovate circa 300 tavolette con incisi degli strani segni ancora indecifrati.

Le ipotesi a riguardo sono diverse, si parla di “Assegni” o “cambiali” utilizzati nei commerci preistorici, talismani, elementi inseriti in qualche sistema di registrazione, oggetti dal significato rituale e così via.

L’elemento interessante è dato dal fatto che, come ormai accade sovente, negli ultimi anni, antico e tecnologia si incontrano.

Non solo, infatti, è stato creato un team formato dai più grandi archeologi di tutta l’Europa orientale che si occuperà del problema da un punto di vista storico, ma, verranno utilizzate delle scansioni tridimensionali dei reperti per verificare le tecniche di lavorazione ed eventuali reiterazioni dei segni.
Inoltre, per svelare il significato delle misteriose “Brotlaibidole”, sarà importante anche creare un catalogo dove verranno inseriti tutti gli esemplari conosciuti e che sia facilmente accessibile.

Alla fine di giugno è stato inaugurato il sito internet www.tavoletteenigmatiche.it sul quale saranno inseriti tutti i dati disponibilie le cui pagine web saranno utilizzate per raccogliere segnalazioni.

Inoltre per i privati che possiedono le tavolette c’è la possibilità di compilare una scheda di segnalazione, anche in forma anonima.

Incredibile 2 mondi così distanti che collaborano, 2 civiltà lontane migliaia di anni che si “incontrano” attraverso le più innovative tecnologie moderne.

Che ne penserebbero gli archeologi del passato?

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post di benvenuto

Buon pomeriggio a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!

ho creato questo blog per condividere con voi le mie idee , le mie curiosità ma sopratutto le mie emozioni. ciò che scriverò nn pretende di essere verità assoluta ma solo ed escusivamente parte di me. e allora comincio subito. oggi “girovagando” qua e là per internet ( a volte ancora stento a credere alla potenze di questo mezzo) , mi sono imbatutta in un pensiero di Pirandello tratto dal “fu mattia pascal” che nn solo mi ha emozionato ma in cui mi sono riconosciuta completamente.

“Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell’oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d’immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell’oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l’accordo, l’armonia che stabiliamo tra esso e noi, l’anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi.”

Mi capita spessissimo ,vivendo lontano da casa e dagli affetti, di attaccarmi morbosamente ad un oggetto . Mi sembra quasi che esso rappresenti una sorta di collegamento immaginario con le persone a cui sono più legata. Lo tratto come una sorta di sistema di “annullamento spazio temporale “che mi permette di vedere e di sentire volti , parole, odori di chi mi ama e amo. Non so se questo mio atteggiamento sia comune ma forse la solitudine nella grande città ci rende tutti un pò “stravaganti”.

a presto e… BENVENUTI!!!!!!!!!!!

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